Morfologie del paesaggio. Reidratazioni performative del presente urbano

Dopo le esperienze di rivisitazione scenica e performativa nei complessi monumentali di altissimo valore storico-artistico, quali la Reggia di Colorno, la Pilotta, il Museo Archeologico di Parma, la Rocca di San Secondo, l’ex Ospedale Vecchio, il Museo Guatelli, il Tempio di Valera, l’ex Carcere di San Francesco, il Palazzo Ducale, l’Abbazia di Valserena, e dopo l’apprezzamento da parte di IBC – Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna – del Progetto Opera sull’Opera, Lenz Fondazione continua a generare una riattivazione estetica del patrimonio storico attraverso i segni artistici contemporanei.

Nella nostra visione estetica ed etica la reidratazione artistica è capace di agire come un processo di ‘restauro’ degli edifici e delle opere in essi contenuti – esposti e custoditi come tesori nei palazzi dell’Università. Nel raccontare la storia dei saperi e della ricerca, tali beni rappresentano un’eredità culturale e scientifica di enorme portata a disposizione della comunità universitaria e locale, un’inestimabile enciclopedia pluridimensionale da conoscere, utilizzare e scoprire – anche attraverso nuove forme di fruizione immersiva, che trasfigurano il luogo con il potere immaginifico dell’arte, rendendo possibile rigenerare il Passato in un Presente Imminente – citando il titolo del grande Progetto di Lenz Fondazione per Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21.

Dopo una fase di studi preliminari, nel 2023 il progetto entra nel vivo di un programma composito – che spazia dalle live performance alle videoinstallazioni, dai seminari agli incontri con le e gli student*, dalle residenze artistiche alle opere in streaming – e ramificato, poiché si realizzerà in luoghi diversi: dalla sede centrale dell’Università con il Museo Bottego e l’Aula dei Filosofi, fino all’area del Campus, con il grande Museo di Paleontologia.

ORA

Museo dal greco antico mouseion, il luogo sacro alle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle arti e delle scienze e di Mnemosine, la dea della memoria. Nel primo Museo, quello d’Alessandria d’Egitto di Tolomeo I, già era ricerca scientifica e letteraria, lì si trovava la biblioteca universale di Alessandria dov’è nata la filologia, la ricerca della parola e dello stile. L’etimologia della parola Università deriva dal latino universitas, complesso di tutte le cose, che, a sua volta, deriva dall’aggettivo universus, tutto intero. Come il mondo.

Oggi, degli oggetti, delle architetture, delle opere d’arte e dei reperti antichi, della storia dei popoli, degli strumenti della scienza e della tecnica, dei fossili e dei minerali vanno tracciate reti, sinapsi del passato, del presente e del futuro da immaginare. Vanno delineate connessioni tra enciclopedie di saperi, senza per forza una direzione lineare; il tempo storico di un tempo e di un luogo può essere avanti di millenni rispetto a un altrove temporale del pianeta terra, le civiltà più antiche possono già aver abitato il futuro, e il nostro presente avere già abitato il passato. Di solito accade quando non si intravede un futuro felice, quando si intravedono orizzonti apocalittici dove nessun singolo essere umano, animale, vegetale avrebbe il tempo per guardarsi di fronte e rivelarsi, svelarsi di fronte a un Dio o alla Natura. Il passato ci allerta. Allora dai musei, dalle università potrebbero ricostruirsi – virtuosamente, come virtù ciclica metamorfica ovidiana – un’età dell’oro, dell’argento e del bronzo del presente, per ritornare a riconsiderarsi cittadini di un unico pianeta della stirpe del ferro, per scongiurare la fine dell’uomo, per salvare il mondo di tutti. Se i musei conservano cose, il futuro conserverà sempre più immagini, numeri, geometrie, magie. La memoria diventerà sempre più simile a un enorme cervello di memorie, le cose perderanno la loro materialità e di loro rimarranno solo le parole, la voce silenziosa, parleranno solo il linguaggio della poesia, come in Pier Luigi Bacchini e in Francis Ponge, due poeti che hanno dato voce alle cose. Ai Musei e alle Università, per loro stessa ragion d’essere, spetta il compito di conservare questi ammassi di atomi affinché ogni cosa, sia essa dipinto o pietra o manufatto, in ogni singolo campo scientifico o artistico, possa essere da stimolo all’esperienza soggettiva, cognitiva, estetica e di pensiero di ogni spettatore vivente. Tracce di memoria planetarie, ORA. Il nostro Progetto Morfologie del Paesaggio. Reidratazioni Performative del Presente Urbano spinge a riflettere su quell’ORA, sulla lettura dinamica dei reperti della scienza, dell’arte, della botanica, del pensiero umano attraverso azioni performative che abitino la contemporaneità, che riportino al centro del luogo MUSEO la funzione poetica originaria. La rigenerazione del passato in un Presente Imminente significa opera di restauro e nuova vita per ogni bene custodito, un nuovo habitat immaginario in cui ogni cosa possa rappresentarsi, tramite i linguaggi dell’arte contemporanea, nella propria essenzialità insieme all’intrinseco valore estetico e storico.

Francesco Pititto

 

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