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I VESPRI SICILIANI

Dopo la cosiddetta Trilogia popolare (Rigoletto, Il trovatore, La traviata) nel 1855 Verdi scrive la sua prima opera per Parigi. C’era stata, otto anni prima, Jérusalem, ma, per quanto radicale, era pur sempre una rielaborazione dei Lombardi alla prima crociata. Ora, invece, si tratta di un progetto originale, sebbene Les vêpres siciliennes sia in realtà il mascheramento di un libretto precedente destinato a Donizetti, che lasciò incompiuta l’opera: Le duc d’Albe. Dalla Fiandra a Palermo, cambiati gli spagnoli con i francesi, si ripete lo scontro di popolo oppresso e oppressori occupanti, il contrasto d’affetti quando l’eroe amante riamato della paladina della libertà si scopre figlio del tiranno. Il finale è sospeso, con un matrimonio che avrebbe dovuto portar pace e che diventa segnale di rivolta furiosa. La sensibilità politica di Verdi incontra quella francese e le forme del grand-opéra e se anche il rapporto non è sempre facile darà notevoli frutti, non ultimo Don Carlos.

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