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Gli occhiali di Šostakovič

Se c’è un nome divenuto simbolo nel Novecento del lacerante rapporto tra artista e potere, e di come la censura di regime possa opprimere il genio creativo, quello è Dmitrij Šostakovič. Il compositore russo, che i minacciosi attacchi lanciati, sulle colonne della «Pravda», da Stalin stesso contro la sua Lady Macbeth nel distretto di Mcensk, costrinsero a piegarsi a quella che dovette definire una “giusta critica”, visse per molti anni in preda alla paura e a lungo schiacciato dallo spettro di una possibile improvvisa deportazione. È ispirandosi a un filone narrativo-biografico quanto mai ricco, che Valerio Cappelli, giornalista e drammaturgo, torna sulla tormentata figura del grande musicista con un testo che ne mette a fuoco le irrisolte inquietudini, sviscerato dalla duttilità interpretativa di Moni Ovadia.

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